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[07/07/2018] Diritto di famiglia: Esclusione delle coppie gay dalla PMA: si va alla Consulta
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(fonte: Messaggero Veneto 5 luglio 2018)
Eterologa a coppie gay – il caso Friuli alla Consulta
Dal Tribunale di Pordenone a Roma, dove la Corte Costituzionale sarà chiamata per la prima volta a pronunciarsi sulla questione del divieto d'accesso alla procreazione assistita per le coppie gay.
Diventa a tutti gli effetti un caso nazionale la battaglia civile e giudiziaria di due donne decise a far riconoscere anche agli omosessuali il diritto alla procreazione medicalmente assistita eterologa fornita dal servizio sanitario, attualmente garantito solo a coppie composte da persone di sesso diverso, e che si sono rivolte al Tribunale Pordenone.
Il giudice Maria Paola Costa ha accolto la richiesta presentata dall’avvocato Maria Antonia Pili del foro di Pordenone - nonchè Presidente della sezione pordenonese dell'AIAF "Associazione Italiana degli Avvocati per la Famiglia e per i Minori' - di sollevare la questione di legittimità costituzionale delle norme che attualmente vietano in Italia l’accesso a detta pratica alle coppie omosessuali. L’avvocato Pili aveva chiesto anzitutto di valutare se fosse possibile in via diretta – con un’interpretazione costituzionalmente orientata – superare il rifiuto dell’Azienda sanitaria. In alternativa, aveva chiesto di investire della questione la Consulta per far dichiarare formalmente l’incostituzionalità del divieto di accesso per le coppie gay.
Il giudice Costa ha ritenuto rilevante e non manifestamente infondata la questione posta dall'avvocata Pili stante il palese contrasto del divieto anzitutto con gli articoli 2 e 3 della Costituzione - ovvero quello che “riconosce e garantisce i diritti inviolabili” e quello in cui si sancisce che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso”- e con gli articoli 31 comma 2, 32 comma 1 nonché con l'articolo 117 comma 1 della stessa Costituzione in relazione agli articoli 8 e 14 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali (Cedu). ".
Sarà ora la Corte Costituzionale a pronunciarsi.
“ La discriminazione basata sull'orientamento sessuale non è più tollerabile- commenta l’avvocato Maria Antonia Pili -. Anche la legge deve adeguarsi ai tempi, alle istanze sociali. Ancora non abbiamo vinto, ma è un primo passo importantissimo verso l’uguaglianza di fatto. Dispiace constatare che la politica, sui diritti civili, sia arrivata solo fino ad un certo punto, fermandosi. Così sono i cittadini, in questo caso due cittadine, a dover prendere l’iniziativa diventando << legislatori >>.
Lo stesso Presidente del Tribunale di Pordenone, Tenaglia dott. Lanfranco Maria, ha sottolineato che “ quella assunta è una decisione molto importante su una questione delicatissima. E’ stato fatto un lavoro egregio, approfondito in pochissimo tempo. Prevedo che la Corte Costituzionale si esprimerà nel giro di dodici, massimo diciotto mesi”
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